Ottobre 25, 2024

IVAN MISSIONE IRONMAN – VERSO IL MONDIALE

by Obiettivo3 in News

 

Il triatleta Ivan Territo racconta in prima persona l’ultima gara di Ironman 70.3 che ha affrontato a Porec, in vista del Mondiale in programma a dicembre in Nuova Zelanda. Una sfida durissima, tra autostrade e salite impossibili. 

L’ultima sfida prima del mondiale 

Questo weekend ho disputato in Croazia probabilmente la gara di Ironman 70.3 più impegnativa che abbia mai dovuto affrontare. La scelta di partecipare a questo evento è stata presa diversi mesi fa, lo consideravo un allenamento in previsione di quella che per me sarà la gara più importante della stagione, il Mondiale di Ironman 70.3 che si terrà in Nuova Zelanda a dicembre. Sapendo che il percorso di corsa sarebbe stato molto impegnativo per le sue salite ripide, mi sono allenato in queste ultime settimane per affrontarle al meglio, forte anche del fatto che il dolore alla clavicola finalmente era passato. L’ultimo Ironman, a giugno in Lussemburgo, l’ho dovuto affrontare con una microfrattura che mi ha impedito di essere competitivo sui tempi e di gareggiare come avrei voluto. Questa poteva essere l’ultima occasione per mettermi alla prova prima del mondiale e per capire il mio stato di forma.

La scoperta del percorso

La routine pre-gara è sempre la stessa: arrivato in Croazia, a Poreč, due giorni prima dell’evento per familiarizzare con il percorso di nuoto finalmente mi alleno in mare aperto. Le sensazioni sono buone, il giorno dopo sono costretto ad allenarmi sui rulli prima di fare una ricognizione del percorso bici. 90km di salite lunghe ma costanti, di cui circa 60 in autostrada, mi danno da riflettere su quale sarà la strategia da impostare domenica. Il giorno prima della gara è quello che dedico alla registrazione, ritiro pettorali e messa a punto dei mezzi. Andiamo a vedere il percorso che dovrò affrontare in carrozzina olimpica e mi rendo conto quasi subito che sarà un’impresa portarlo a termine. La pioggia del giorno prima ha reso l’asfalto scivoloso e quasi impraticabile, ho difficoltà a fare la salita più ripida dei 10km anche con il triride e la carrozzina che slittano all’indietro per la pendenza. Capisco subito che devo confrontarmi con i giudici di gara per capire come comportarmi il giorno della gara e questo pensiero non mi fa dormire del tutto la notte prima.

Il giorno della gara

La sveglia suona alle 4.15 per la routine pre-gara, check in dei mezzi, preparazione dell’integrazione alimentare, casco e ultimi dettagli prima della partenza. Finalmente sorge l’alba, indosso la muta e mi dirigo alla partenza, alla spiaggia con l’arco rosso dove mi aspetta una distesa di atleti con le loro cuffie colorate. È come sempre un’emozione unica. Dopo una buona frazione di nuoto, 1.9km in 35minuti, ho dovuto pedalare per 90km, di cui più della metà in autostrada con salite lunghe e costanti che hanno spezzato non solo il ritmo ma anche le mie braccia. La parte di corsa però ha riservato le sorprese maggiori, la salita si è rivelata veramente impossibile da fare in carrozzina olimpica e ha richiesto, con l’autorizzazione dei giudici, lo sforzo dei volontari non solo per spingermi ma anche per frenarmi in discesa dove i freni in carbonio non hanno potuto fare niente.

Il taglio del traguardo

Tra il percorso in pineta e i passaggi strettissimi ho chiuso una gara di puro divertimento in 6h28’, non il mio tempo migliore ma sono consapevole che non avrei potuto fare di meglio in quelle condizioni. Una vera sfida che, anche se il tempo non mi soddisfa, è finita comunque nel migliore dei modi con il taglio del traguardo. È stata l’impresa più difficile alla quale mi sono sottoposto ma sono pronto a guardare avanti alla prossima che spero mi possa portare in Nuova Zelanda a disputare il mio primo Mondiale di 70.3.

Ivan Territo