In questa stagione è cominciata una nuova e prestigiosa collaborazione. Lo psicologo sta seguendo da vicino tre arcieri e due paracilisti. «Ho trovato un ambiente straordinario dal punto di vista sportivo e umano».
Il sostegno di Obiettivo3 agli atleti paralimpici si articola sotto diversi aspetti. Uno dei più importanti è la collaborazione con alcuni grandi professionisti legati al mondo dello sport. Da questa stagione è entrato a far parte del gruppo il noto psicologo dello sport Pietro Trabucchi, che il mese scorso a Lignano ha potuto anche trascorrere un intero weekend con atleti, dirigenti e staff di Obiettivo3. Trabucchi da più di 20 anni approfondisce tempi come motivazione, gestione dello stress e resilienza, leadership e performance dei team. Ha partecipato a tre spedizioni olimpiche, seguendo lo sci di fondo a Torino 2006, il triathlon a Sidney 2000 e il canottaggio a Rio 2016. Ad aprirgli le porte di Obiettivo3 è stato il preparatore atletico Francesco Chiappero e da qualche mese Trabucchi segue da vicino cinque atleti (tre arcieri e due paraciclisti) sostenuti dal progetto.
«Sono davvero entusiasta di aver iniziato questa sfida», le carica di Trabucchi. «Obiettivo3 è un progetto splendido e conto di poter dare il mio piccolo contributo al mondo paralimpico. Una realtà che, a mio modo di vedere, viene percepita all’esterno in maniera distorta. O si ha un approccio pietistico o lo si vede come il fratello minore dello sport olimpico. Invece è un ambiente straordinario dal punto di vista sportivo e umano».
Lo psicologo si è specializzato negli anni in avventure estreme, spesso legate alla montagna. «Attenzione però alla definizione di estremo. Io cerco di avere sempre una concezione scientifica. Penso che i limiti esistano e siano molto chiari, ma proprio attraverso la ricerca si possono comprendere meglio per poterli superare. Tuttavia, si deve avere molto rispetto di questi limiti. È un quadro simile a quello dello sport paralimpico. Obiettivo3 è la dimostrazione di come tante persone siano state in grado di affrontare e superare difficoltà all’apparenza insormontabili. Hanno alzato l’asticella del limite e sono rinate attraverso lo sport. Un ambiente estremo, ma in senso assolutamente positivo».
Ad aiutare gli atleti ad abbattere sempre più barriere, da questa stagione c’è dunque anche Pietro Trabucchi. Come detto, lo psicologo sta collaborando da vicino con tre arcieri e due paraciclisti, mettendo a disposizione la propria esperienza e competenza. «Il tiro con l’arco ha alcuni aspetti comuni al biathlon, disciplina che ho seguito a lungo. È uno sport in cui l’aspetto mentale prevale su quello tecnico, anche se non bisogna mai dimenticare che queste due componenti non sono mai disgiunte. L’aspetto mentale resta il fulcro di ogni prestazione e se si vive una situazione turbata dal punto di vista emotivo si tendono a perdere gli automatismi tecnici. Del ciclismo paralimpico, invece, mi ha affascinato il tandem, perché si basa su dinamiche che non avevo ancora mai approfondito. L’atleta ipovedente si affida alla sua guida, creando un rapporto che non ha precedenti nelle altre discipline sportive. Nel complesso sono molto contento, stra nascendo davvero qualcosa di interessante assieme a questi ragazzi e ho trovato grande apertura da parte loro».