Il professionista marchigiano oltre a seguire da vicino alcuni atleti selezionati, in occasione dei campus offre a tutti l’opportunità di confrontarsi con lui su un tema fondamentale per le performance di uno sportivo.
Il nuovo anno è il momento perfetto per definire nuovi obiettivi e prepararsi al meglio per l’apertura della stagione sportiva. Come nelle precedenti stagioni, Obiettivo3 ha la fortuna di poter collaborare con un biologo nutrizionista del calibro di Massimo Rapetti. Il professionista marchigiano, oltre a seguire da vicino alcuni atleti selezionati, in occasione dei campus offre a tutti l’opportunità di confrontarsi con lui su un tema fondamentale per le performance di uno sportivo.
L’attenzione alla nutrizione è difatti aumentata drasticamente rispetto a un tempo. «È cambiato tutto, venti anni fa non c’era la stessa cultura alimentare», conferma Rapetti. «I macchinari per la valutazione della composizione corporea erano pochi e costavano migliaia di euro, replicare le analisi in ambulatorio non era pensabile. Anche l’integrazione è cambiata tantissimo, prima non esistevano diversi prodotti specifici come quelli che si trovano adesso».
Nonostante i passi avanti, ancora non tutti danno alla nutrizione l’importanza necessaria. Per questo è fondamentale continuare a sensibilizzare e informare sul tema. «La chiave è far capire agli atleti che non si può puntare solo sull’allenamento per raggiungere i risultati. L’idea deve essere questa: prima devo sentirmi bene, poi posso performare bene. La corretta nutrizione non deve essere vista come un’imposizione, altrimenti rischia di essere vissuta male e di non portare ai risultati sperati. Gli atleti devono capirne l’importanza dal punto di vista della salute e della prestazione».
L’approccio alla nutrizione presenta alcune differenze per gli atleti paralimpici rispetto ai normodotati: «La tematica più grande riguarda la dissipazione del calore. Tanti atleti paralimpici non sempre hanno una termoregolazione ideale, quindi bisogna porvi un’attenzione particolare, specialmente d’estate e capire di conseguenza come intervenire».
L’apporto del nutrizionista varia anche nelle diverse fasi di allenamento, grazie al continuo scambio di informazioni con il preparatore atletico. «Nutrizionista e preparatore devono per forza di cose interfacciarsi. Ad esempio, se un atleta necessita di perdere massa grassa, va sfruttata la fase aerobica degli allenamenti, perché lì servono meno zuccheri ed è possibile ridurre i carboidrati. È fondamentale in questo senso tenere conto della macro-strategia annuale di ogni sportivo».