Il triatleta Ivan Territo racconta in prima persona l’avventura che lo ha visto sbarcare in Nuova Zelanda per la finale del Mondiale di IronMan. Un’esperienza indimenticabile, tra acqua gelida, la danza Maori e gli immancabili 5 secondi.
Sole 24 ore
Sembra ancora più surreale adesso che tutto è finito. Dopo mesi di preparazione atletica, ansia nell’organizzazione del viaggio e la voglia di condividere questa avventura indimenticabile.Un’avventura che inizia al termine di un viaggio estenuante di 24 ore. L’aereo atterra a Auckland dove siamo rimasti quasi un giorno per motivi logistici, prima di trasferirci a Taupo. Smonto le casse dove hanno viaggiato i mezzi, rimontò e ricompongo il tutto. Dal mattino seguente comincia la full immersion di allenamento in previsione della gara che si svolgerà dopo sei giorni. Solita routine, tra prove, registrazioni e briefing. Tutto procede al meglio, fino al giorno che aspettavo da mesi.
Haka
La sveglia suona alle 3 del mattino: colazione e si va in zona cambio per gli ultimi preparativi. Arrivato al punto di partenza della frazione di nuoto la tensione inizia a salire. Ad un tratto, scorgo in lontananza, in mezzo al lago dove nuoterò, un gruppo di Maori in canoa che canta e balla la tradizionale Haka. Vedere la fierezza e l’intensità con cui danzano mi emoziona molto, una lacrima solca il mio volto e mi prometto che anche questa volta darò tutto me stesso e onorerò le parole del nostro Alex: “5 secondi, ancora 5 secondi”. E poi, si parte! Entro in acqua, è fredda e il mio corpo non reagisce al meglio. Gli 1,8 chilometri che solitamente riesco a percorrere in 33/35 minuti non riesco a chiuderli in meno di 43 minuti e 50 secondi. Questo perché dopo 200 metri ho bisogno di fermarmi e rimettere la colazione. L’acqua fredda è stata deleteria, ma vado avanti ed esco dall’acqua in 3ª posizione.
Cinque secondi
La frazione in handbike si svolge tra sali e scendi ed un manto stradale impegnativo, passando da salite che percorro a 6 km/h a discese a 73 km/h. Per due ore e mezza riesco a mantenere una buona media, poi le mie braccia iniziano a non rispondere più come voglio. Mancano ancora 30 km che saranno i più duri del percorso perché sono la maggior parte in salita. Mi concentro e conto 5 secondi alla volta, fin quando non vedo la discesa che porta all’arrivo. Il tempo dice: 4h 12’, peggio di così non poteva andare. Arrivo in zona cambio per l’ultima frazione, la temperatura è di 29º e il caldo inizia a farsi sentire. Mi bagno la testa, chiedo il tempo, mi dicono che sono terzo a 10 minuti da chi mi insegue. Ma capisco male e credo di essere io a 10 minuti dal terzo posto. A quel punto cerco di resettare il mio cervello e annullare la fatica delle braccia per andare in recupero. Il percorso è insidioso per via di strade strette e salite corte e ripide, ma sono solo 21 chilometri in cui devo dare tutto. Dopo i primi dieci chilometri inizio il secondo giro con più consapevolezza di dove posso spingermi al massimo della velocità e dove invece devo attingere alle ultime forze rimaste per affrontare le 3 salite che mi aspettano.
Contento ma non soddisfatto
Taglio il traguardo in 6 ore e 40 minuti e all’arrivo mi aspetta chi mi ha preceduto per mettermi la medaglia al collo di “Finisher al Campionato del mondo Ironman 70.3”. È Honza Tomanek, un grande atleta che mi dice: “Congratulations Ivan, you are the third place at the World Championship”. Sono incredulo e devastato allo stesso modo. Sorrido per la felicità di aver portato a termine anche questa gara, fiero di me per averci creduto sempre e per aver portato il body di Obiettivo3 sul podio, rappresentandolo nel modo migliore possibile. Mi imbarco per tornare in Italia felice ma non soddisfatto. So che posso e devo migliorare ancora.
Ivan Territo