Luglio 19, 2024

IVAN MISSIONE IRONMAN – LA QUALIFICAZIONE

by Obiettivo3 in News

 

“Facciamolo”. Basta una sola parola per descrivere la pazza idea che si è messo in testa Ivan Territo: qualificarsi al Mondiale di IronMan. In questo blog racconta in prima persona come è nata e si è realizzata l’impresa che lo porterà in Nuova Zelanda

L’inizio

Tutto inizia con il telefono che squilla in una serata di fine maggio. È Costanza Giannini, la mia preparatrice atletica, che mi chiama per sapere come va. All’improvviso mi fa una proposta: «Ma se tentassimo di qualificarci per il mondiale di IRONMAN 70.3 in Nuova Zelanda a Dicembre?». Senza esitazione le rispondo «Facciamolo!», ispirato anche dai miei compagni di squadra Greg, Giorgia e Luisa, che si sono già conquistati la qualifica ad aprile. In quel momento dicembre sembrava lontano, i problemi alla spalla ancora gestibili (solo in seguito scoprirò di avere una microfrattura della clavicola con conseguente lesione dei legamenti) e pensavo di avere tutto il tempo per potermi preparare al meglio. Eppure, dopo una ricerca più accurata scopro che restano solo due gare che possono farmi accedere alla qualifica e sono entrambe il 30 giugno, una in Francia e una in Lussemburgo. Il tempo per organizzare la trasferta è pochissimo. Realizzo che una settimana prima, il 22 giugno, sarei stato a Coimbra, in Portogallo, per cercare di difendere il titolo europeo sulla media distanza. Praticamente avrei dovuto fare due mezzi IronMan in dieci giorni. Un’idea folle, forse la sfida più impegnativa che abbia mai affrontato, soprattutto con una spalla infortunata, ma la mia coach mi tranquillizza: «Non è un problema, si può fare, sulle braccia l’allenamento ce l’hai». Decido così di andare avanti in quest’avventura! I giorni passano e le cose si complicano, entrambe le gare sono sold out, faccio un tentativo e scrivo agli organizzatori per capire se ci sono possibilità di partecipare a una delle due. Si avvicina la data dell’europeo, la mia preparazione continua ma la risposta tarda ad arrivare.

Tour de force

Sono già in Portogallo quando ricevo l’e-mail con l’invitation per l’Ironman 70.3 in Lussemburgo, a Remich, e mi rendo conto di avere meno di una settimana per organizzare il viaggio e di mezzo anche un europeo da disputare! Sabato 22 giugno, dopo poco più di sei ore di gara e la riconferma del titolo, il mio pensiero è tutto rivolto al prossimo Ironman 70.3 e alla qualifica per il mondiale. Solo due giorni dopo il rientro da Coimbra approdo in Lussemburgo e inizio a familiarizzare con i percorsi e capire la logistica dell’evento. Il fiume non sembra il posto migliore dove affrontare una nuotata di quasi due km, per via delle correnti e dell’acqua non proprio trasparente, ma è il percorso di bici quello che si rivelerà la vera sorpresa. Facciamo un sopralluogo e ci rendiamo subito conto che non sarebbe stata una passeggiata, 90 km con salite molto impegnative, curve a gomito dopo discese altrettanto ripide che mi fanno subito capire che sarò costretto a impostare una diversa strategia per la gara. Dovrò gestirla molto bene sia in termini di forze che di energie, sicuramente la spalla soffrirà parecchio e non so se in alcuni punti sarà addirittura necessario fermarmi per riprendere fiato. Torno in appartamento con questi pensieri e mi preparo ad affrontare la notte prima della gara.

Il giorno della gara

Il giorno dopo la sveglia è alle 3.45. Colazione e partenza per il campo gara, con l’ultimo check dei mezzi e il solito rituale per indossare la muta, tutto questo in una giornata di forte pioggia e vento. Conto alla rovescia e alle 8 si parte. Completo la prima frazione di nuoto in 45 minuti, non il mio miglior tempo ma con la spalla in quelle condizioni non posso fare di meglio. Il dolore alla clavicola, che non mi ha mai abbandonato in queste settimane, si fa più intenso ma non posso fermarmi a pensarci. Mi aspetta la seconda frazione in handbike, 90 km sotto la pioggia che continua a cadere e con un percorso reso ancora più accidentato dal temporale che si è abbattuto durante la notte. In quel momento mi rendo conto che, essendo uscito terzo dall’acqua, per recuperare il gap devo giocarmi il tutto per tutto nei primi 30 km di pianura. Riesco a riprendere il mio avversario belga e a piazzarmi in seconda posizione. Le strade sono piene di fango, foglie, rami e alberi caduti. In alcuni punti più ripidi le ruote non fanno grip e sono costretto a fermarmi più volte per spingerle con le mani e cercare di liberarle dalle foglie. Continuavo a ripetermi “5 secondi, ancora 5 secondi ed è finita” ma i km da percorrere erano ancora tanti. Dopo 4h 01’ arrivo in zona cambio, sono ancora in seconda posizione ma non so come sono messi i miei avversari dietro di me, mancano gli ultimi 21 km di corsa in carrozzina olimpica, riesco a mantenere un buon ritmo e a chiudere in 6h11’ conservando il vantaggio.

L’Attesa

A fine gara, in attesa delle premiazioni l’ansia è alle stelle, devo sapere se il tempo con cui ho concluso mi darà la possibilità di guadagnare lo slot per accedere al Mondiale di 70.3 a Taupō in Nuova Zelanda. Purtroppo, non avrei saputo il verdetto prima di qualche ora, così decido di andare in appartamento per riposare un po’ prima della cerimonia. Ma non riesco a dormire, ripenso ai due mezzi Ironman disputati in meno di 10 giorni e alla delusione se non riuscirò a qualificarmi, a tutti i sacrifici fatti in questo periodo per arrivare fino a qui, alla spalla che ho messo a rischio per riuscire in questa impresa. Arriviamo alle premiazioni di corsa perché siamo in ritardo, sono già iniziate ma mi chiamano sul podio poco dopo il mio arrivo.

La consapevolezza dell’impresa

Ricevo il premio come secondo classificato, penso che sia tutto lì e mi accingo ad andare via quando mi chiedono di restare e mi consegnano il tanto agognato gettone che sancisce la mia qualificazione per l’Ironman World Championship in Nuova Zelanda. L’applauso della sala mi restituisce energia dopo tutta la stanchezza della giornata. Stento ancora a crederci ma sono felice, sono riuscito in un’impresa che molti mi sconsigliavano di affrontare nelle mie condizioni ma ce l’ho fatta, parteciperò con la mia squadra a un mondiale e per me questa è una soddisfazione immensa.