Alzi la mano chi non è diventato un Beru Supporter. Beru non è altro che Enrico Fabianelli, il ciclista toscano che in questo pazzo 2020 ha conquistato tutti per tenacia, generosità e voglia di alzare sempre l’asticella. Aveva cominciato la stagione con il vento in poppa, spinto dal sostegno di Cetilar® e desideroso di prepararsi al meglio per coronare il sogno di partecipare alla Titan Desert 2021. Poi sono arrivate la pandemia, il blocco delle competizioni e una faticosa ripartenza. Eppure il 2020 ha regalato un sogno ancor più grande a Fabianelli.
«Vestire la maglia azzurra è stata una soddisfazione indescrivibile», racconta l’atleta di origine brasiliana. «Ogni bambino che inizia a praticare una disciplina si immagina un giorno di poter indossare questa maglia. Per me il sogno è diventato realtà e mi ha fornito ancor più consapevolezza e motivazioni per il proseguo della mia carriera».
Adesso manca il sigillo del comitato paralimpico internazionale, chiamato a dare una classificazione a tanti atleti affetti da sclerosi multipla, come Enrico, che aspettano solo il via libera per poter gareggiare a livello mondiale.
«C’è stato qualche passo avanti, le acque si stanno muovendo ma non basta. Spero che si arrivi presto alla soluzione, anche perché noi abbiamo a disposizione soltanto poche gare nazionali per confrontarci tra ciclisti paralimpici».
Per questo Fabianelli partecipa anche (e soprattutto) alle competizioni per normodotati. Resta ancora in piedi il sogno di prender parte alla Titan Desert?
«Certo, ma non so se sarà l’anno prossimo. Il mio programma prevedeva di preparami all’appuntamento per tutto il 2020, ma visto che la stagione è stata stravolta dal virus sono davanti a una scelta: corro lo stesso la Titan Desert o faccio slittare tutto di un anno? A breve deciderò assieme al team di Obiettivo3».
Proprio il 2020 è stato il suo primo anno completo all’interno di Obiettivo3. Come è andata?
«In modo meraviglioso. Devo essere sincero, appena entrato accostavo Obiettivo3 a una relazione a distanza tra due fidanzati. Mi sembrava difficile poter creare un legame solido con atleti e coach che vivono lontano da me. Nulla di più sbagliato, ho trovato una grande e meravigliosa famiglia e la fiducia che hanno risposto in me sia Obiettivo3 che Cetilar® mi spinge a dare sempre qualcosa in più».
Come avete vissuto tutte le avversità capitate quest’anno?
«Con la voglia di non abbattersi mai e il profondo desiderio di ripartire più forti di prima. Le vicissitudini che abbiamo attraversato non hanno fatto altro che fortificare e rendere ancora più unito il gruppo di atleti di Obiettivo3».
Ora che la stagione agonistica è finita, ha staccato un po’ la spina in attesa di riprendere la preparazione?
«Macchè. Esco tre volte a settimana in bicicletta, faccio almeno 250 chilometri. Poi mi alleno due giorni in palestra e una volta vado a correre».
Curiosità finale: ma da dove deriva il soprannome Beru?
«La classica cavolata da bambini. Quando ero piccolo appariva spesso in tv il comico Enrico Beruschi. I miei amici si divertivano a guardarlo e a un certo punto hanno iniziato a chiamarmi come lui, prima di creare il diminutivo “Beru”. A Castiglion Fiorentino mi conoscono più con questo appellativo che con il mio nome vero».